sabato 3 settembre 2011

Prima relazione del Ghana

  Il mio viaggio in Ghana è cominciato la notte tra l'8 e il 9 agosto, quando sono partito in macchina da Termoli alla volta di Roma, dove avrei preso l'aereo.
C'è da dire che la scelta di vivere questa esperienza è stata a volte sofferta, ma comunque non me ne sono mai pentito; guidato dalle mie convinzioni politiche, dai miei ideali, dalla voglia di vivere diversamente, a volte anche in grandi difficoltà, e dalla costante ricerca di novità a volte inesistenti nel nostro mondo, alla fine ho deciso di dare una svolta radicale alla mia vita e, dunque, di salutare gli amici e la famiglia e partire.
Dopo un viaggio lunghissimo in aereo, dopo aver cambiato volo a Istanbul (non senza essermi potuto accorgere del consumismo sfrenato presente nell'aeroporto turco) e dopo 2 ore ulteriori di sosta carburante a Lagos, sono finalmente giunto ad Accra, la capitale del Ghana.
Agli occhi di un occidentale la situazione si presenta critica quasi da subito: già nell'aeroporto africano regnano il disordine e la sporcizia, i muri perdono l'intonaco, i bagni sono carenti e l'esercito sorveglia ogni angolo della zona. La prima sensazione che ho avuto è stata più che altro negativa, e dettata comunque dal mio modo precedente di vedere le cose.
Dall'aeroporto mi sono trasferito in un albergo, sempre ad Accra, dove sono rimasto 4 giorni con un altro gruppo di volontari, tutti stranieri, a fare orientamento prima di trasferirmi definitivamente al villaggio.
Visitando Accra ho avuto una prima impressione della povertà del Paese: le fogne sono tutte a cielo aperto, solo la metà delle strade è asfaltata, la maggior parte delle case non ha acqua corrente. Al momento queste condizioni mi parevano critiche, mi sarei accorto più tardi di quanto in realtà fossero ottime rispetto a ciò che avrei provato dopo.
Il quarto giorno noi volontari ci siamo divisi in quanto ognuno sarebbe dovuto andare in un villaggio diverso del Ghana, e io mi sono diretto a nord, verso la zona più povera e isolata del paese, arrivandovi solo dopo due giorni di viaggio.
La mia sistemazione al villaggio è presso una famiglia locale, benestante rispetto agli altri, in una casa dotata di elettricità quasi tutto il giorno e servizi igienici, ma senza doccia naturalmente. Il capofamiglia che mi ospita (host-father in inglese) è un infermiere ed è il responsabile dell'unica clinica presente per diverse decine di km quadri.
Assieme a me in questo villaggio vi sono altri 3 volontari, 2 norvegesi e uno svedese, che lavorano con me.
Il mio lavoro consiste nel viaggiare ogni giorno in moto verso una delle micro-comunità presenti nella zona, dove parlo alla popolazione riguardo a HIV, malaria e igiene, e dove assieme ad una squadra di infermieri pesiamo e vacciniamo i bambini, oltre a monitorarne la crescita.
Credo sia giusto dedicare due righe alle condizioni di vita disumane che ho trovato qui: l'80% dei bambini sotto i 5 anni è sottopeso, almeno il 40% non supera i primi mesi di vita, non esiste un sistema fognario, le strade non sono asfaltate, nelle comunità non esistono acqua corrente ed elettricità, non esistono i bagni, per cui le persone fanno i loro bisogni nei campi, almeno il 90% delle persone mangia con le mani, aumentando fortemente il rischio di malattie batteriche, e meno del 10% delle persone frequenta o ha frequentato la scuola.
Il risultato di tutte queste cattive norme igieniche, ignoranza e mancanza di strutture sono le malattie.
L'HIV è altamente diffuso nella zona, e può essere combattuto efficacemente solo con un lavoro di prevenzione e quindi di informazione, osteggiato dall'ignoranza degli abitanti dei villaggi, che tra l'altro parlano solo un dialetto locale, il mampruli.
Ma la malattia più diffusa nella zona è la malaria, infatti in questa parte dell'Africa sono presenti tutti e 3 i ceppi della malattia, e le zanzare sono numerosissime; inoltre il tasso di mortalità per malaria è molto alto anche perchè le persone preferiscono utilizzare come rimedio le erbe medicinali del luogo (che non funzionano quasi mai) rifiutandosi di seguire le moltissime cure farmaceutiche disponibili sul mercato e distribuite dalla clinica per la quale lavoro.
Io stesso ho contratto la malaria da 4 giorni, e posso testimoniare che si tratta davvero di una malattia orribile, ma in ogni caso curabile: nel mio caso la sto trattando con chinino, antibiotici a largo spettro, antidolorifici e artemisina+lumefantrina. Se non curata porta alla morte da pochi giorni a poche settimane, a seconda del ceppo di appartenenza.
Altre malattie abbastanza presenti nella zona sono tifo e colera, soprattutto quest'ultimo.

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